Ci scrive B.R. in email, a proposito della programmatrice donna del Dolphin e del relativo shitstorm, di cui parlai nella puntata 112:
QuoteCiao Bruno, sto ascoltando la puntata 112 e volevo dirti che in merito al tuo pezzo sulla programmatrice, non hai sbagliato un tubo.
Te lo dico io che sono un militante femminista da un paio d’anni.
Hai colto nel segno nel momento in cui ti difendevi dalle critiche, purtroppo spesso capita che dentro e fuori dai femminismi (ricordiamo che il femminismo non è un solo, ma ci sono diverse correnti femministe anche molto diverse tra loro) si perda lo spirito critico e si tenda a polarizzare le posizioni, di fatto tendendo ad appiattire l’iper-complessità dei fenomeni e ad ignorare le intersezioni tra i diversi fenomeni culturali e antropologici. Per esempio esiste un femminismo main-stream istituzionale che è solo utile al marketing (pinkwashing) di aziende e governi, mentre poi esiste una pluralità di femminismi che partono dal basso, che sono intersezionali, che non scendono a compromessi e che sono inclusivi, contaminati, contaminanti.
Insomma, vai per la tua strada e non appiattire MAI le tue analisi.
Nello specifico, il fatto che tu abbia parlato di una “programmatrice donna” non è sessista, in quanto è evidente che nel mondo dello sviluppo c’è ancora un gender-gap (per diverse motivazioni), dunque finché esiste questo gap è giusto porsi il problema, rifletterci sopra e dunque scriverci.
Ciao belli della festa
fatto!