Xenoblade Chronicles è un gioco immenso, un incubo per ogni completista. È un JRPG che fa un grosso salto verso occidente, cercando di entrare nelle grazie di chiunque, rompendo molti dei paradigmi del genere.
Il declino dei JRPG, oltre che alle mode del mercato mainstream, è stato causato dall’immobilismo del genere: chi si approccia a un gioco di ruolo nipponico sa che dovrà sorbirsi cut scene infinite con trame pretestuose e colpi di scena telefonati, bambini emo che salvano il mondo, menù e sottomenù pieni di inutili statistiche, e in genere l’esperienza attesa è quella di un gioco lineare e guidato.
Con Xenoblade si cambia musica: tutto il gameplay ruota attorno alla libertà data al giocatore di fare ciò che vuole. Niente save point, si può interrompere la partita quando si vuole. Via le limitazioni nei movimenti, tutti i punti della mappa esplorati si possono raggiungere istantaneamente. Basta combattimenti casuali a turni, si passa ad un sistema di gioco fluido, veloce, e approcciabile da chiunque, ma che nasconde insperati gradi di complessità sotto la superficie.
Si approcciano i nemici con l’intenzione di combatterli, e un sistema di colori che ci avvisa sul probabile esito dello scontro: se il nome del nemico è rosso c’è da livellare e tornare successivamente, se è grigio morirà al solo guardarlo, quelli con l’etichetta blu sono giusti per lo status del party.
Si parte con gli attacchi base automatici, e nel frattempo si caricano le tecniche che avranno effetti diversi a seconda della posizione del nemico: alcune avranno efficacia se portate alle spalle, altre sono efficaci di lato o di fronte, altre ancora infliggeranno status negativi che permetteranno agli alleati di far più male con i loro attacchi peculiari. E qui si nasconde una meccanica che quasi trasforma i combattimenti in un rhythm game: la fastidiosa abitudine dei giapponesi di gridare il nome dell’attacco che stanno per sferrare, manco fossero dei cavalieri dello zodiaco, è funzionale al gameplay.
Imparando a conoscere gli attacchi speciali dei componenti del party, si è in grado di rispondere alle tecniche alleate per creare combo devastanti. Ad esempio, se uno dei compagni urla il nome di un attacco che infligge “fiaccamento”, si può rispondere con un attacco che atterra il nemico, se il nemico viene atterrato si può stordire, se uno dei nostri viene attaccato troppo o viene buttato giù ci si può avvicinare e incoraggiarlo.
Ci si prende subito la mano, e si risponde da subito in maniera quasi istintiva all’operato dei compagni.
Ma non si vive di soli combattimenti nel gioco di Monolith Soft: prendendo a modello i MMORPG, il giocatore viene premiato per il tempo che passa nel gioco, più che per quello che fa. Esplorare le enormi mappe, cercare collectible, parlare con gli NPC: tutto fa guadagnare esperienza in Xenoblade, e tutto contribuisce alla sensazione di esperire un mondo coerente, creato e studiato ad arte, con una direzione artistica ben sopra la media.
Tutto perfetto, quindi? Manco per niente. Se dal lato gameplay Xenoblade merita solo lodi, sul piano narrativo si prende più di una critica. La caratterizzazione dei personaggi prende a piene mani dai cliché del genere: il protagonista neutro, il tank stupidotto ma di buon cuore, il triangolo amoroso, il pupazzone che ispira finta simpatia, il doppiogiochista, il villain da operetta, e anche la trama, che parte raccontando di una vendetta, si trasforma ben presto in nel classico “bambini salvano il mondo” da anime di serie B.
In generale è un titolo da consigliare a chi cerca un sistema di gioco profondo, veloce e molto vicino ai gusti occidentali, nonostante una realizzazione tecnica non all’altezza. Sì, perché Xenoblade Chronicles è tecnicamente brutto, era brutto su Wii nel 2011 ed è brutto oggi su New 3DS.
Ma quello che era a malapena accettabile quattro anni fa, e su una console non pensata per essere un mostro di potenza, diventa inaccettabile nel 2015, su una macchina che riesce a mostrare gli scorci di Monster Hunter 4. Consiglio di recuperarlo su Wii e giocare con le impostazioni di monitor/TV per filtrare e ripulire l’immagine, piuttosto che giocarlo in forma portatile.
Oppure si può aspettare il prossimo Xenoblade Chronicles X che, si spera, darà una forma degna e al passo con i tempi a quello che è a tutti gli effetti un gioco eccellente.