LE RECENSIONI DELLA STEPPA DI FREE PLAYING PRESENTANO: CRADLE, PERCHÉ CON I WALKING SIMULATOR NON IMPORTA IL COME SI CAMMINA, MA DOVE SI CAMMINA

Fin dalla prima volta che vidi questo Cradle rimasi affascinato dalla sua ambientazione: realizzato da uno studio ucraino fondato da ex-membri del dev team di Stalker, mi colpì subito per la sua atmosfera, così lontana sia dagli sparaspara bum bum che dagli hipsterismi più artsy della scena indie occidentale.

Sostanzialmente si tratta di un racconto di fantascienza in cui ci ritroviamo senza memoria e ad avere a che fare con una ragazza cyborg altrettanto smemorata che sta poggiata su un comodino in un angolo di casa nostra. Man mano che la storia va avanti scopriremo di più su noi stessi, sulla ragazza, e anche sul mondo in cui il gioco è ambientato.

SIAMO ALLA FINE DEL VENTESIMO SECOLO…

L’epoca in cui ci muoviamo è il lontano futuro, ma non è la solita distopia post-apocalittica… Sarà che gli americani hanno una paura fottuta del futuro, e per questo se lo immaginano sempre in rovine e/o super liscio e platinato… In Cradle invece vecchio e nuovo convivono: la nostra abitazione è uno yurt (o, come lo chiamano da quelle parti, un ger), un tendone piantato in mezzo alla steppa, pieno di tappeti e cianfrusaglie, con una stufa a legna arrugginita da un lato e un macchinario per misurare la purezza del DNA dall’altro.

Credo che un po’ sia la sensibilità europea, un po’ anche nello specifico quella dei paesi dell’Est Europa, che il futuro distopico l’hanno già vissuto durante l’epoca della cortina di ferro, e quindi sanno che tutto sommato anche in mezzo alle macerie bene o male si sopravvive o, addirittura, si vive.

Il gioco è open world e sin dall’inizio si può esplorare tutto (anche se, trovandosi in mezzo alla steppa, a parte la propria abitazione e un gigantesco parco giochi lì vicino non c’è molto altro). Ciononostante, lo svolgimento della trama è estremamente lineare e guidato, ma gli autori hanno avuto l’abilità di centellinare al punto giusto i vari dettagli della storia, in modo da tenere sempre alto il livello d’attenzione e la curiosità di vedere ciò che viene dopo.

PERDERSI E RITROVARSI

Qui e là bisogna completare dei minigame basati su cubi che, per quanto diegetici a livello di plot (ciao Davide), ammazzano un bel po’ il ritmo e danno l’idea di essere messi lì giusto per allungare un po’ la durata del gioco. Andando di corsa si può finire tutto entro 4 ore, ma se come me finirete per perdervi più o meno spesso (la steppa è ingannevole e spesso mi sono ritrovato a girare in tondo) potreste mettercene anche un paio in più.

Il finale arriva in maniera un po’ improvvisa e lascia molti punti in sospeso, e infatti online molti si stanno lamentando della cosa, ma al tempo stesso il gioco è abbastanza intrigante da aver ispirato una serie di speculazioni su tutti i vari aspetti oscuri della trama. Personalmente seguo un thread sui forum di Steam dove ci sono molte osservazioni interessanti, ed essendo questo un open world dove gli indizi magari si trovano su bigliettini nascosti in mezzo all’erba della steppa sotto un albero all’orizzonte, un po’ di group thinking facilita molto le cose.

A ‘sto proposito apro piccola parentesi: purtroppo anche ‘sto thread è stato invaso da rincoglioniti che "ah ma è un indie pretenzioso di merda", io capisco che non t’è piaciuto il gioco e sicuramente la produzione ha i suoi difetti, ma perché mi devi venire a cagare il cazzo su un thread dove si ragiona sulla storia? Io ‘sta gente che interviene a gamba tesa per rovinare le discussioni degli altri la prenderei a ginocchiate nelle gengive.

HA TANTI DIFETTI, MA COME LUI…

Comunque, come avrete capito Cradle non è un prodotto perfetto: durata limitata, momenti di stanca, narrazione sibillina che sicuramente non piacerà a chi vuole il finalone spiegone, il finalone senza spiegone che arriva all’improvviso e lascia un po’ con l’amaro in bocca, non si può giocare col gamepad (questa è una cosa mia) e poi c’è pure gente che si lamenta del doppiaggio del protagonista (che a me è sembrato ok, ma non essendo madrelingua inglese… ah a proposito, volendo si può giocare anche in russo o in ucraino, ma purtroppo non si possono mixare dialoghi in russo/ucraino e sub in inglese).

Però stiamo parlando di un gioco da 15 euro fatto da quattro persone in un paese dove la situazione è da un po’ che sta andando in merda, per cui non è che cerchiamo il Gears of Duty IX: Advanced Quarterly Report for Investors. Cerchiamo un qualcosa di insolito, che ci dica qualcosa al di là dei suoi difetti e delle sue mancanze, che per un momento ci parli in quanto persone, e non in quanto consumatori.

E a me questo Cradle ha parlato tanto, coi suoi scorci commoventi, con la sua luna immensa nel cielo notturno, con la sua malinconia sempre suggerita, mai calcata. Cradle è un gioco che sembra dire molto di chi l’ha fatto e del luogo da cui viene.

VIAGGI OLTRE

Esteticamente questo gioco è una bomba. Gli autori hanno creato un mondo di una bellezza mozzafiato, e certo qui e là sono scesi a compromessi, ma non del tipo "ah non abbiamo soldi, mettiamo cubi e chiamiamolo minimalismo". La trovata più particolare e secondo me geniale in tal senso è stata di usare, per gli occhi della ragazza cyborg, dei video degli occhi veri della ragazza che le ha fatto da modella, messi come texture sul visore della cyborg stessa.

Il risultato è stato di ottenere tutta l’espressività di un paio di occhi veri, senza però spendere dei capitali per modellarli in 3D e simularne le sfumature espressive. Di fronte a soluzioni del genere non si può che rimanere in silenzio e togliersi tanto di cappello.

PERDERSI E RITROVARSI

E così, ci si ritrova in questo strano mondo, calmo e tranquillo, accompagnati da musiche bellissime, a esplorarlo senza fretta, pensando a cosa ci voglia dire, e a cosa vorremmo dirgli noi.

A volte penso, e l’ho anche detto ogni tanto nel podcast, che i videogiochi limitino tanto il loro potenziale: potrebbero portarci ovunque, e invece ci tengono sempre nei soliti posti, nelle solite storie.

Cradle è stata una bella gita fuori porta, in una domenica di sole, ed è stato bello perdercisi.

Bella recensione, Bruno. La chiusura, soprattutto, è molto suggestiva.

grazie