I MANGA SENZA SPERANZA DI FREE PLAYING PRESENTANO: RESSENTIMENT
(Kengo Hanazawa, 2004, edito in Italia da GP Manga: http://bit.ly/1PpfG9S)
Ho conosciuto i manga di Kengo Hanazawa qualche giorno fa grazie a un articolo di Kotaku che segnalava I Am a Hero (http://bit.ly/1XMVUIz) e sono letteralmente entrato in fissa per tutto quello che questo autore ha fatto. Dopo essermi divorato tutti gli episodi disponibili tradotti di I Am a Hero (che è ancora in corso ed è pure lui disponibile in italiano: http://bit.ly/1iFhb79) e di Boys on the Run (che è finito, ma di cui manca ancora la traduzione dell’ultimo capitolo) mi sono buttato su questo Ressentiment, il più vecchio (cronologicamente) dei suoi manga serializzati, nonché l’unico a essere disponibile dall’inizio alla fine in una lingua intelligibile (italiano compreso, grazie all’edizione di GP Manga).
Hanazawa fa queste storie in cui indipendentemente dal setting e dalla trama il protagonista è sempre uno sfigatone incredibile agli ultimi gradini della scala sociale: non si tratta di "tipi", ma di gente proprio brutta, a volte pure pusillanime e vigliacca, che ha vissuto tutta la vita ai margini della società, schernita a scuola prima e al lavoro poi, e che quando la conosciamo tipicamente è già non più giovanissima e avviata a un lento declino all’interno di una vita misera e grigia. Dei Fantozzi intorno alla trentina e senza il fattore comico, diciamo.
ERA SCRITTO NELLE STELLE
Digressione astrologica: Hanazawa è capricorno come Garth Ennis, e se andate a leggervi il profilo del capricorno scritto da Linda Goodman (http://bit.ly/1iF8uK6) troverete che è un segno estremamente attento al "ranking" sociale, diciamo in particolare alle strutture di potere nella società. Se vedete i fumetti di Ennis, in cima alla piramide c’è sempre il più forte, i deboli sono visti con benevolenza quando sono consapevoli della loro debolezza e si sforzano di diventare più forti (Hughie di The Boys, Facciadiculo in Preacher, e sotto molti aspetti lo stesso Jesse Custer, specie nel ciclo "contro" Jody e T.C.) e i cattivi sono invariabilmente quelli che sono deboli ma ciononostante si ritrovano ai vertici delle strutture di potere, magari barando.
In altre parole, c’è tanta patriarcalità "ideale", e questa stessa struttura di fondo c’è nei manga di Hanazawa: la differenza è che Hanazawa mette sotto la lente d’ingrandimento i deboli, i reietti e gli esclusi, e lo fa a un livello e con una cattiveria che Ennis (per quello che ho letto di lui) non arriva mai a toccare.
Immaginatevi un detective Soap (quello del ciclo del Punisher nella collana Marvel Knight) che non sia solo un comic relief, un Wee Hughie (sempre quello di The Boys) che non sia una pippa complessata a cui però capita di avere una biondina morbida e profumata come ragazza e un super siero che gli fa ottenere incredibili poteri… Sono bravi tutti (diciamo) a fare il personaggio sfigato che però non precipita mai davvero nella disperazione più nera.
Certo, qui e là anche Hanazawa concede un po’ di respiro ai suoi personaggi, ma sono più brevi attimi di compassione verso delle anime torturate, che non delle vere e proprie svolte in positivo. Anzi, è proprio quando tutto sembra andar bene che arriva il pugno nello stomaco, il colpo basso che in fondo un po’ anche te lo aspetti, ma che tutto sommato speravi non arrivasse.
Pure Kick-Ass per dire, che comunque non ci va leggero col suo protagonista (e tra parentesi pure Mark Millar è capricorno) non arriva alle bastardate di Hanazawa.
SENZA SPERANZA
Leggendo i fumetti di Hanazawa vi torneranno in mente tutti quei ricordi dolorosi di ragazze a cui pareva che piaceste e che invece vi hanno rifilato il due di picche che sapevate fin dall’inizio che vi avrebbero rifilato, tutte le puttanate dette da qualche idiota col taglio di capelli giusto che vi ha messo in ombra a forza di chiacchiere imbecilli a cui tutti gli altri intorno a voi inspiegabilmente sembravano credere, e in generale vi ricorderete di tutte le angherie subite perché non eravate abbastanza belli, simpatici, forti, alla moda, intelligenti, o quant’altro. Vi torneranno in mente e poi sentirete pure un coltello rigirarcisi dentro.
Se c’è un momento che riassume tutto il senso dei manga di Hanazawa è quando in I Am a Hero un tizio (che tra l’altro pare Rosario Muniz) dice tipo "Fin dalla nascita c’è chi è destinato al successo e chi no, io per quanto mi impegnassi e mi sforzassi sono sempre stato lasciato ai margini del mio gruppo" (è una storia di zombie coi soliti gruppi di sopravvissuti) "e quando sono stato morso mi hanno cacciato via e lasciato a morire da solo. Invece un altro tizio solo perché era bello era sempre al centro delle attenzioni di tutti, e quando è stato morso tutti hanno voluto tenerlo dentro nel gruppo per cercare di aiutarlo. Alla fine anche lui si è trasformato e ha ammazzato tutti."
Il lato positivo, quello che dà un po’ di speranza diciamo, è che i protagonisti di Hanazawa si incazzano, si ribellano, danno tutto quello che hanno, e ogni tanto qualche successo se lo portano pure, a casa. Anche se spesso no, ma alla fine un po’ ci si crede pure, che anche quando non si vince, l’importante è aver dato il massimo, e fanculo tutto il resto.
IL 2015 VISTO DAL 2004
Fatta questa breve premessa, di che parla Ressentiment? In pratica il tutto è ambientato nel 2015, il protagonista è (ormai dovreste averlo intuito) un trentenne brutto, obeso e pelato che vive coi genitori anziani, ha un lavoro misero, e il cui unico contatto con l’altro sesso consiste in una capatina due volte l’anno (quando ha abbastanza soldi messi da parte) in una "soapland" dove viene intrattenuto da delle "professioniste".
Siamo nel 2015 però ed è arrivata la realtà virtuale (è impressionante quanto questo manga, realizzato nel 2004, ci abbia preso sulla situazione attuale) e così il nostro "eroe" si munisce di PC e caschetto (e in seguito di varie periferiche atte ad aumentare l’immersività) e si compra un software che simuli una ragazza virtuale. Ovviamente le cose non vanno completamente lisce e anche il rapporto con questa compagna non-fisica si rivelerà problematico.
Avendo letto prima I Am a Hero e poi Boys on the Run, entrambi successivi, ho potuto notare quanto in questo Ressentiment lo stile dell’autore fosse ancora un po’ grezzo, anche se non saprei identificare con precisione perché. Diciamo che il plot ogni tanto si perde un po’ per strada, alcuni personaggi sono un po’ accennati, e in generale si percepisce quella mancanza di respiro, quella ristrettezza nella visione tipica delle opere prime. A chi non ha mai letto questo autore (e credo siano in molti) consiglio decisamente di cominciare dagli altri suoi manga.
GREZZO, MA GENUINO
Ciononostante Ressentiment riesce a crescere, piano ma sicuro, e lungo la strada ci pone davanti a uno specchio davvero orribile di dove potrebbe andare a finire la società quando davvero la realtà virtuale sarà a disposizione di tutti, e soprattutto di quale tipo di società ci voglia perché si decreti il successo di una tecnologia votata a un escapismo così estremo.
Avvicinandosi alla fine il ritmo si perde un po’ e saltano fuori un po’ di contraddizioni (o quantomeno punti oscuri) nel plot, ma l’arco finale in sé è un crescendo grandioso, e l’ultima pagina è di quelle che davvero rimangono impresse.
In conclusione, non è perfetto, ma riesce comunque a tirati un cazzo di pugno dritto nello stomaco, e a volte è solo questo quello che conta davvero.
BONUS
Ovviamente tutto ciò non toglie che il gioco VR che tutti stiamo aspettando rimane questo: