Intratteniamoci ancora un po’ nel mondo di Fate/Stay Night, salendo di livello con quella che è ritenuta all’unanimità la sua migliore incarnazione: se Unlimited Blade Works vi è sembrata una scaramuccia tra ragazzini, ecco a voi il Game of Thrones dell’animazione, Fate/Zero.
Piccola premessa: essendo questo un prequel, tecnicamente andrebbe visto dopo le tre route di Fate/Stay Night, sia per cogliere tutti i vari riferimenti, sia per non farsi spoilerare varie cose che sarebbe meglio scoprire al momento giusto (in particolare in Heaven’s Feel). Ma siccome ci vorrà ancora un annetto (facendo gli ottimisti) per avere la trilogia completa di film su Heaven’s Feel, ci attacchiamo e andiamo avanti. D’altronde "gli spoiler non esistono" (cit.).
Ambientata 10 anni prima rispetto alla storia originale, la serie racconta la precedente Guerra del Santo Graal, i cui eventi hanno portato a ciò che si è visto in UBW. Abbiamo quindi di nuovo a che fare con sette Master e sette Servant che si sfidano in una battle royale, ma con un tono piuttosto diverso: più epico, più coinvolgente, più profondo, ma anche più dark, più violento, più nichilista. Dopotutto Fate/Zero nasce come light novel scritta da Gen Urobuchi, noto per riempire le sue opere di pessimismo cosmico (Psycho-Pass, Madoka Magica).
Avere anche un cast di (quasi) soli adulti, invece dei soliti liceali in preda agli ormoni, consente di avere una storia matura in cui a scontrarsi, prima ancora delle spade, sono gli ideali portati avanti dai vari protagonisti: già dal lungo prologo avremo un’idea delle varie forze in campo e delle loro motivazioni. I dialoghi sempre interessanti e ricchi di spunti di riflessione fanno scorrere la storia anche nei momenti più "lenti", il ritmo quindi non ne risente come in UBW.
Trovandoci di fronte a un prequel, già sappiamo dove andranno a parare gli sforzi dei personaggi e questo aggiunge un senso di tragicità ulteriore alla vicenda (alla fine di ogni episodio è presente un inesorabile countdown che punta all’inizio dei fatti di Fate/Stay Night).
Non mi dilungo sullo splendido aspetto estetico della serie (è sempre Ufotable, anche se la serie è leggermente meno d’impatto rispetto ad UBW essendo più vecchia di tre anni), mentre ci tengo a sottolineare la sontuosa colonna sonora firmata da Yuki Kajiura che esalta ancor di più i momenti più epici e drammatici (notevoli anche le cinque opening/ending, soprattutto "To the Beginning" e "Manten" cantate dalle Kalafina).
Purtroppo Fate/Zero non è (ancora?) disponibile in Italia, ma viste le ultime mosse di Dynit non è improbabile che la recuperino nel prossimo futuro. Per ora ci accontentiamo dei fansub (consiglio la versione dei Fate-Subs, specialisti di questo franchise).
Fate/Zero è indubbiamente una delle serie più belle uscite negli ultimi anni e per alcuni la migliore opera di Ufotable. Ma non per me: nella prossima puntata chiuderemo questa retrospettiva in tre parti con il vero capolavoro di questo studio d’animazione (hype!).
Scheda: Fate/Zero
La mia previsione si è avverata a metà, ovvero finalmente Fate/Zero è ufficialmente arrivato in Italia, ma tramite Netflix e senza passare per Dynit. Prima di esultare bisogna quindi fare un paio di considerazioni: la prima è che non c’è il doppiaggio (e chissà se lo faranno mai a questo punto), ma questo è il meno.
Il problema vero sta nell’adattamento: io non l’ho visto in prima persona, ma da più fonti ho letto che è stato fatto un lavoro mediocre e a volte difforme nei termini specifici del franchise da quello adottato invece da Dynit. E se per gli spinoff come Apocrypha o Extra si poteva passare sopra, qui fa storcere il naso. Peccato.
Tenendo a mente quanto sopra, vi ricordo che la serie andrebbe tecnicamente vista dopo questo e questo (il secondo film di Heaven’s Feel è in uscita a giugno nei cinema, mentre il terzo e ultimo nella primavera 2020), ma funziona anche standalone.
Netflix: Fate/Zero