#ANIME: I consigli di #DOKTOR #07 – Kizumonogatari

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Eh sì, non potevo ancora chiudere il discorso Monogatari senza riservare uno spazio apposito per quello che rappresenta il picco massimo di questo franchise. Perchè è vero, avevo scritto che Bakemonogatari è la parte dalla qualità generale più alta… ma solo se ci limitiamo alle produzioni per la TV. Eccoci quindi a parlare per la seconda volta di una serie cinematografica: Kizumonogatari.

Un po’ di contesto storico, in questo caso importante per capire la portata del progetto: l’adattamento di Kizu viene annunciato per la prima volta nel 2010, poco dopo il successo di Bake (nelle novel infatti Kizu, che è un prequel, viene subito dopo Bake), in forma di film. Da lì, non se ne è più saputo nulla per CINQUE ANNI, con la produzione che è andata avanti a rilento per ottenere il migliore risultato possibile (nel frattempo il resto di Shaft buttava fuori regolarmente le successive novel di Monogatari per la TV).

Finalmente nel 2015, dopo anni di silenzio e attesa, squillo di trombe: Kizu è ufficialmente una trilogia di film, col primo in uscita nel 2016 (e l’ultimo "solo" ad un anno di distanza). Ne è valsa la pena? Oh sì (questo post non esisterebbe altrimenti). Come dimostrazione, provate a guardare qui sotto la scena con cui si apre il primo film.

Ora che l’ho scritto, mi ricorda la parabola di The Last Guardian, quasi ci stiamo coi tempi… Comunque, valgono più o meno tutte le cose belle dette su Bake, con la differenza che qui hanno raggiunto un livello di animazione incredibile, le scene non sono più statiche ma c’è dinamismo anche quando i personaggi sono impegnati nei tipici dialoghi surreali della serie, e c’è decisamente più azione (nel terzo film è presente il più assurdo scontro tra vampiri mai apparso su schermo, vedere per credere).

Aggiungiamoci anche lo sperimentalismo registico di Shaft che viene portato a nuove vette (ad esempio i personaggi 2D che si muovono in scenari fotorealistici, la palette di colori molto giocata sul contrasto bianco/rosso), una colonna sonora con virate sul jazz e il gioco è fatto.

Non ho molto altro da dire, visto che alla fine la serie è quella: per chi ha amato Bake questo capitolo è imperdibile, agli scettici difficilmente farà cambiare idea, ma direi di provare lo stesso la visione perchè sarebbe un peccato non ammirare il risultato di questo lavorone (visione che in ogni caso è fattibile solo tramite fansub, dal gruppo Omnivium).   

Posso quindi chiudere qua, raccomandandovi questa bella analisi approfondita su cosa rende speciali le Monogatari Series che ho trovato nei giorni scorsi (rigorosamente spoiler free, potete andare tranquilli). Il video è in inglese ma fatto da un italiano, quindi si capisce piuttosto bene, e seppur lunghetto è molto scorrevole: complimenti.

Scheda: Kizumonogatari

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